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Teatro NO - Cenni storici

Il No è una delle più antiche forme di teatro giapponese, una rappresentazione in maschera con musiche e danze, di forma molto stilizzata, che risale al XIV secolo. No significa abilità o destrezza, ed è un carattere che compare in molte altre parole, suggerendo l'idea di potenzialità, tecnica, efficienza e talento. Le forme praticate ancora oggi furono molto influenzate da un commediografo ed attore del Medio Evo, di nome Zeami. Il teatro No divenne parte integrante delle rappresentazioni che avvenivano alla corte degli Shogun, ed intorno al XVII secolo raggiunse l'apice del suo splendore annoverando moltissimi seguaci ed estimatori, soprattutto a corte e nella classe dei samurai. Per Zeami, era molo importate dare delle rappresentazioni di No che giungessero a tutto il pubblico pacificandone il loro spirito. La formazione culturale e morale degli attori No era ed è tuttora basata su una seria disciplina ed uno studio che dura tutta la vita: il loro addestramento professionale ha inizio per tradizione all'età di sette anni, ma raggiungono la loro piena maturità artistica nella mezza età. Il teatro No presenta degli aspetti comuni alla tragedia greca, come ad esempio l'utilizzo di maschere e di in coro, oppure rappresentando spesso scene dell'al di là con implicazioni morali o religiose.
Sebbene il materiale di scena sia essenziale e molto stilizzato, la rappresentazione in se comprende mimo, danza, poesia e canzoni i costumi sgargianti. Il suo ritmo e misurato ma potente e come forma drammatica ottiene uno straordinario impatto. Le sue liriche sono cosi' arcaiche da essere spesso incomprensibili per i moderni spettatori, a meno che non si abbia una traduzione disponibile. Originariamente le rappresentazioni duravano tutto il giorno, con numerosi drammi, ognuno lungo da una a due ore, intervallati da leggeri interludi comici detti Kyogen. Oggi si hanno rappresentazioni di No abbreviate di uno, due o tre drammi con uno o due Kyogen. Il palcoscenico del No è strutturato in modo tale da amplificare la visuale ed il suono: esso si allarga ai due lati del pubblico con un lungo ponte corridoio di passaggio o Hashi-Gakari, dal quale entrano ed escono gli attori, il che richiede all'attore una recita in tre dimensioni, dato che è visto sia di fronte che di lato. Il pavimento è costituito da cipresso giapponese, talmente levigato dall'uso, da mostrare i riflessi dell'attore. La rappresentazione avviene ad un livello leggermente più alto rispetto alla testa degli spettatori, sotto un tetto molto più grande del palcoscenico stesso. L'abile sovrapposizione di linee curve e la ricopertura delle travi del tetto amplificano visualmente tutto ciò che ne avviene sotto. Lo sfondo del palcoscenico, è unico per tutte i tipi di rappresentazione, il Kagami-ita, o "cornice di specchio", su cui è dipinto un vecchio pino nodoso. Gli attori entrano ed escono da una tenda lungo l'Ashi-Gakari, o ponte corridoio, contrassegnata da tre alberelli di pino posti ad intervalli regolari, che servano come punti di riferimento per gli attori.
Anticamente si usava nascondere sotto il palcoscenico grossi manufatti in terracotta e cemento per amplificare ulteriormente il suono quando un attore batteva i piedi nell'eseguire una danza vigorosa; oggi si utilizzano ancora accorgimenti per ottenere gli stessi effetti. A causa della sua acutezza, del suo ritmo, delle sue antiche radici giapponesi che lo rendono relativamente accessibile agli occidentali, il teatro No è una delle arti giapponesi piu' difficili da apprezzare; ma quando una sua rappresentazione e' ben eseguita, esprime il Ki con grande impatto diretto lasciando un'impressione durevole nella mente dello spettatore.

 

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inserita il: 12/01/2007