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Aspetti teorici della preparazione atletica nelle discipline Open Skill (Terza Parte)

Con soddisfazione, da sportivi che praticano il karate tradizionale, abbiamo letto teorie che aprono spazio in tutto l'ambiente dello sport ad uno spostamento di attenzione dal metodo all'individuo e dal risultato al processo educativo.
Fin dall'inizio del testo gli autori chiarificano che per la loro esperienza l'allenamento deve essere continuamente interpretato come un processo di educazione della personalità che sollecita, provoca, e fa in modo che si formino e si esprimano le caratteristiche della personalità stessa.

Insistono, trovandoci in pieno accordo, che questo postulato che non sarà mai sufficientemente posto, con la serietà e la frequenza che merita, agli operatori alle cui cure sono affidati i giovani in allenamento, siano questi allenatori, insegnanti od istruttori.

Sempre nelle prime pagine, propongono la differenziazione tra teoria e scienza dell'allenamento invece di parlare di una visione strettamente scientifica contrapposta ad una metodologica.

Gli autori sostengono che tra la tecnica, la condizione (fisica) e la tattica, la prima ha un'importanza di livello superiore. Questa opinione viene ben documentata fino ad affermare che l'elevato livello di maestria tecnica, necessario nella maggior parte degli sport, e l'importanza superiore che ha l'allenamento della tecnica nel sistema globale dell'allenamento, richiedano un nuovo orientamento teorico.

Fino ad ora, sostengono gli autori, la teoria dell'allenamento ha avuto un concetto di tecnica, come interazione tra le caratteristiche osservabili dinamiche e cinematiche, esigendo che la pratica riproducesse il relativo modello tecnico attraverso caratteristiche biomeccaniche e descrittive per ogni tipo di sport.

Questo processo dovrebbe servire in modo tipico ed ideale come strumento fondamentale per le informazioni della tecnica sportiva stessa, ma le osservazioni e gli studi recenti arricchiscono le qualità immanenti alla tecnica sportiva che oltre al compito principale postulato nella definizione, la soluzione del problema, ha anche una sua funzione di modello ideale, di modello prestabilito di modello tipico o movimento normativo.

Il punto di vista è poi articolato in tre tipi di intervento: allenamento per l'apprendimento e per l'acquisizione (o acquisitivo), allenamento d'applicazione (o applicativo), della tecnica e il cosiddetto allenamento tecnico di completamento; questi tre aspetti, su cui gli autori invitano a lavorare, potranno non suonarci nuovi in quanto ricalcano quella che è l'impostazione da noi usata di divisione in kihon, kumite e kata, ma è interessante vedere l'implicazione di queste idee nell'allenamento sportivo in genere, soprattutto per quanto riguarda l'ultimo aspetto.

Viene sviluppata l'idea osservando che negli sport nei quali troviamo un'elevata componente tecnica, il solo allenamento tecnico non basta per l'acquisizione, la stabilizzazione e il virtuosismo della stessa, deve essere completato, con programmi tesi al perfezionamento, con l'allenamento imitativo e con un allenamento particolare della coordinazione.

Fino ad adesso nel mondo sportivo questo allenamento tecnico di completamento spesso è affidato alle trovate casuali, all'inventiva individuale, ed è stato sistematizzato programmaticamente in pochissimi sport. Nel karate tradizionale certo l'allenamento di completamento è parte integrante della metodologia. In tutto il secondo capitolo comunque noi praticanti di karate tradizionale potremo ritrovare l'importanza dell'uso dei programmi di esame anche per il collegamento tra i kihon ed i kumite dei vari livelli e per la rappresentazione chiara degli obiettivi a medio e lungo termine che l'allievo e l'istruttore individuano con essi.

In effetti, per noi, il possedere un sistema di lavoro curricolare monitorizzabile, programmi di esame ed esami, facilita il compito del tecnico fornendo notevoli vantaggi e nel testo possiamo trovare molteplici spunti e punti di contatto con questa nuova maniera, nella teoria dell'allenamento, di trattare l'allenamento della tecnica.

L'importanza del terzo capitolo, dedicato alla condizione fisica, è quella di fornire dei seri chiarimenti su molti luoghi comuni degli ambienti teorico sportivi, che danno per scontata la validità scientifica (nel senso di una conferma sperimentale definitiva) di certi assunti teorici, come le relazioni lineari tra condizione e prestazione o la definizione stessa di condizione e capacità condizionali.

La stessa teoria della super compensazione, che tutti noi sapevamo essere un caposaldo scientifico da cui procedevano molte giustificazioni di applicazioni metodologiche, e anche molti giudizi intolleranti nei riguardi di metodi alternativi ad una analisi approfondita risulta non confermata né dalla scienza medica né dalla fisiologia.

Gli autori mettono in luce i punti oscuri e di incompletezza della teoria della supercompensazione e con fondate giustificazioni propongono un convincente modello basato sulla riserva di adattamento. Come potrete verificare voi stessi questo modello si inserisce nel complesso panorama delle scienze contemporanee e all'altrettanto complesso mondo dello sport e dell'educazione motoria in genere.

Per noi praticanti di karate tradizionale sarà molto interessante soffermarsi un attimo sulla descrizione approfondita di quella che è la nostra inseparabile compagna "la rapidità", il modello scientifico esplicativo è presentato con un approfondimento come raramente si ha la possibilità di prenderne informazione, inoltre per le sue implicazioni e conseguenze calza notevolmente con la nostra esperienza pratica di un lavoro prevalentemente sistemico e mai, o raramente, differenziato sulla rapidità. È oltre modo curioso ed estremamente interessante come nel modello esplicativo della rapidità siano inserite le conoscenze della psicologia e della teoria dell'informazione. Per meglio ampliare la portata di questo argomento non si limitano a considerare per parametri iniziali esclusivamente i tempi R.S. (reazione semplice) e R.C. (reazione complessa) ma considerano l'importanza dell'anticipazione, come insostituibile necessità di molte discipline sportive e la nostra impressione è che il karate tradizionale faccia parte di questo gruppo a pieno titolo.

Un altro argomento che a noi è risultato di piacevole ed utile lettura è quello relativo alla mobilità articolare, a seconda che questa poi venga a facilitare attività in cui sia richiesto il gesto esplosivo con grande ampiezza, oppure no. Nel quarto capitolo viene presa in esame la tattica, si definisce la sua fondamentale importanza in certe discipline e vengono analizzate le sue basi, in virtù di quella che viene chiamata capacità di prestazione cognitiva.

Viene poi illustrato un modello concettuale della tattica basato sulla psicologia dell'azione, non sarà difficile per il praticante di Tradizionale, che abbia sufficiente esperienza, constatare con meraviglia e, forse, con una punta di orgoglio, le attuali scoperte della scienza cognitiva sono presenti nella nostra tradizione da secoli. Il karate tradizionale ha inoltre il vantaggio di aver assunto un carattere non più sperimentale e approssimativo, ma ha ormai raggiunto un livello di arte compiuta, dove per compiuto intendiamo l'avere solide fondamenta, articolate e sottili metodologie e la posssibilità di un continuo miglioramento. Tutto questo è rapportabile al quinto e sesto capitolo che trattano rispettivamente della metodologia e dell'allenamento giovanile.

L'orientamento degli autori tende a scivolare sempre più verso considerazioni di ordine sistemico-complesso in linea con quanto viene osservato da studiosi all'avanguardia in ogni campo della conoscenza nella formulazione delle teorie basate su consistenti dati sperimentali che si distanziano e contraddicono il paradigma meccanicistico.

Nella diffusione delle conoscenze, ancora oggi purtroppo, molte persone che si definiscono di cultura, o che hanno i titoli istituzionali per divulgarla, omettono completamente la conoscenza delle profonde e complesse realtà rivelate dalla scienza nel nostro tempo, rimanendo ancorati a delle visioni meccanicistiche del tipo che l'insieme non è altro che la somma delle parti e la proprietà di queste stabiliscono e definiscono le proprietà dell'insieme in un senso puramente lineare.

Troppo spesso, secondo il nostro parere viene data poca importanza al fatto di sapere che le visioni meccanicistiche sono state teoricamente e sperimentalmente confutate e superate. L'intolleranza e la presunzione, propria del paradigma meccanicistico, ha portato in passato poco lontano a crimini culturali notevoli e questo rischio è presente tutt'oggi. Vediamo, in nome della scienza, attaccare tradizioni storiche, di straordinario valore e comunque patrimonio dell'umanità. Non possiamo che augurarci, che i nostri giovani chiariscano bene i problemi del loro tempo studiandoli a fondo. Il nostro invito alla lettura e al confronto vuole muovere in questa direzione, perché crediamo che sia indispensabile l'approfondimento culturale, e sia importante mettervi la stessa energia e sincerità che profondiamo nell'allenamento quando diamo il meglio di noi sotto l'occhio vigile del Maestro.

 

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inserita il: 31/10/2006