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Teatro Bunraku - Caratteristiche

Il ningyo è il burattino vero e proprio, e possiede una antica e lunga tradizione. Agli inizi del XVIII° secolo teatranti e burattinai provenienti dalla Corea, giravano il Giappone in lungo ed in largo, ma solo molti anni più tardi si insediarono in regioni ed in zone ben definite. Essi avevano un rapporto molto stretto con la religione, tanto è vero che venivano incaricati dai rappresentanti religiosi di fungere come loro emissari e di raccogliere consensi per il tempio utilizzando i loro burattini come soggetto propiziatorio. In seguito, loro arte si fuse con quella dei narratori trasportando la loro maestria su palcoscenici ben più piccoli, per ovvie ragioni sceniche. Agli inizi del teatro Takemoto, i burattini erano piccoli, e venivano manovrati da un solo burattinaio; successivamente, grazie all'intuizione di un loro rappresentante molto intraprendente il movimento di un pupazzo venne affidato contemporaneamente a tre burattinai e, considerata la grandezza ridotta del burattino, fù introdotta la grandezza definitiva che si è conservata fino ai giorni nostri. Attualmente il burattino ha una altezza di circa 70-80 cm. ed è vestito con i tradizionali costumi giapponesi. Esso si muove sul palcoscenico, grazie al movimento sinergico dei tre burattinai: il primo, il capo burattinaio, muove la testa, il corpo e la mano destra del pupazzo; il secondo muove la mano sinistra ed assiste il capo, il terzo è addetto al movimento delle gambe del burattino. Di norma i burattini sono sprovvisti di gambe, quindi viene mossa la parte inferiore del vestito in modo da dare l'impressione che le gambe si muovano. Se proviamo ad immaginare per un attimo tre persone che contemporaneamente agiscano su un burattino alto circa 80 cm., possiamo renderci conto che anche un semplice movimento, quale quello del battere le mani diventa di difficile esecuzione.

Lo shamisen è idealmente un'orchestra costituita da una sola persona. Non ha funzioni di accompagnamento, ma riveste un ruolo fondamentale nella rappresentazione. Alcune volte lo shamisen, che è uno strumento a corde simile al banjo, guida la recitazione, altre volte crea sensazioni uniche, rappresentando ad esempio una tempesta di neve, evoca il suono di un tamburo o di una campana, oppure produce il suono di una musica profondamente meditativa. Le sue origini risalgono al 16° secolo; con l'ideazione e l'avvento di strumenti a corda, importati dalle isole Ryukyu, fu studiato uno strumento simile al banjo chiamato shamisen. Grazie al suo grazioso suono lamentoso, fù prediletto dalla gran parte dei raccontastorie, che ne trassero un enorme miglioramento da un punto di vista espressivo, letterario e musicale.

Lo joruri è il narratore, colui che racconta la storia e da voce ed espressione al burattino anche con sottilissime sfumature vocali come sussurri o singhiozzi. Questa forma di narrativa stilizzata su cui si basa il teatro bunraku, ebbe ragionevolmente origine nel XV° secolo, quando attori itineranti raccontavano storie facendosi accompagnare dal liuto. In origine le rappresentazioni joruri erano limitate alla regione di Kyoto, ma in seguito al trasferimento della capitale in Edo, ci furono rappresentazioni in entrambe le regioni. L'utilizzo della narrazione di storie nel teatro delle marionette (ningyo) si fa risalire alla fine del XV° secolo; Takemoto Gidayo, che fù uno dei più grandi esponenti della narrativa giapponese, fondò una sua Scuola ed un suo teatro, ed insieme ad uno dei più grandi commediografi, Chikamatsu Monzaemon, creò il ningyo joruri, che più tardi fù conosciuto come bunraku.
Il compito più difficile del narratore, non è solo quello di recitare, ma cercare di trasmettere, esaltandole, le emozioni che riesce a trarre anche dal suono dello shamisen< che non è solo il suo accompagnatore musicale, ma esprime anch'esso tutte le emozioni e stati d'animo del musicista dando al dramma rappresentato maggiore enfasi, ritmo e trama. Il narratore deve essere maestro nei tre aspetti fondamentali dello joruri: il kotoba, il jiai ed il fushi.

  • Kotoba significa parola, e rappresenta tutto ciò che è parlato, dal dialogo al monologo.
  • Jiai è riferito alla cadenza data assieme allo shamisen attraverso l'utilizzo di toni lunghi o corti, alti o bassi, duri o morbidi.
  • Il fushi è la melodia ed il ritmo del dramma rappresentato.

L'arte di suonare lo shamisen, di raccontare storie, e di muovere i burattini, sono frutto di un rigoroso allenamento basato su 300 anni di tradizione. Come quando durante un allenamento l'energia dell'uno aiuta a crescere l'altro e viceversa, aiutando ad alzarne il livello, così il musicista, il narratore, ed il burattinaio si contrappongono l'un l'altro, ma sempre in maniera positiva, creando una tensione che eleva la messa in scena dell'opera.

 

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inserita il: 12/01/2007